Lug 21, 2020
9500 Views
Commenti disabilitati su L’arte preistorica dal Paleolitico all’età del Bronzo
2 1

L’arte preistorica dal Paleolitico all’età del Bronzo

Written by

L’arte preistorica si sviluppa verso la fine del Paleolitico. E’ la prima, vera corrente artistica nella storia dell’umanità. Questa forma d’arte, con i suoi stili caratteristici, accompagnerà l’uomo fino all’età del Bronzo.

In questa fase, l’uomo non dispone di strumenti o utensili. Tutto ciò che ha a sua disposizione è la creatività. Che, a sua volta, diventa maestra d’ingegno, affinando le capacità manuali.

Nascono così i primi strumenti artistici in assoluto. In un primo tempo questi si limitano a scalpelli di selce, la stessa usata per le punte di frecce e lance. Proprio la realizzazione delle armi spingerà l’uomo primitivo a ricercare nuovi strumenti e oggetti di uso comune.

Il Paleolitico

L’era del Paleolitico è anche conosciuta con il nome di età della Pietra. A questo periodo risalgono le prime manifestazioni della civiltà preistorica.

L’uomo si distacca sempre di più dalle abitudini che condivide con i grandi primati, sviluppando un’autonomia decisionale maggiore.

Come abbiamo visto, gli strumenti sono limitati. La necessità spinge l’uomo a ideare nuove funzioni per gli oggetti.

L'arte preistorica nel Paleolitico

Le prime testimonianze dell’arte preistorica risalgono al Paleolitico

Anche il concetto di spazio vitale è molto soggettivo. L’uomo del Paleolitico vive in una cultura fortemente nomade. Considera “suo” il territorio in cui vive e le prede che caccia, ma non attribuisce valori allo spazio fisico che abita. Quindi non prova l’impulso di costruire case o villaggi. In questa fase, l’uomo cerca la sicurezza di una “tana” in grotte e caverne.

Proprio dalle grotte sono emerse le testimonianze di un’intelligenza che andava affinandosi. Con le pitture rupestri ha inizio l’arte preistorica, e il grande cammino della storia dell’arte.

L’arte preistorica delle incisioni rupestri

L’arte preistorica, come abbiamo visto, si sviluppa nelle grotte. I rilievi rupestri sono gli antesignani di una schiera di correnti e tradizioni artistiche.

Dal bassorilievo al murales, passando per la street art, i graffiti e perfino il trompe-l’oeil… Nessuna di queste forme d’arte sarebbe  potuta esistere se un uomo primitivo non avesse cominciato, nell’era paleolitica, a raffigurare scene tratte dalla quotidianità.

Le incisioni rupestri ripropongono generalmente scene di caccia. Era intorno alla caccia, infatti, che si articolava la vita dell’uomo preistorico. Sia che vivesse da solo sia che facesse parte di clan e tribù nomadi o seminomadi, la caccia era il suo unico mezzo di sussitenza.

Le figure in questi rilievi sono tipicamente molto stilizzate. L’uomo è rappresentato nelle sue caratteristiche essenziali. Eppure, la capacità di osservazione è già presente in nuce in molta della produzione e dell’arte preistorica.

L'arte preistorica e le pitture rupestri

L’arte preistorica e le pitture rupestri

Ad esempio, l’uomo primitivo si ingegna a riprodurre l’aspetto delle armi che utilizza per cacciare prede di grosse dimensioni. O, ancora, cerca di dettagliare con una certa precisione come sono organizzate le mute di cani da caccia che lo accompagnano.

La raffigurazione delle prede è molto più dettagliata. Gli archeologi hanno spesso colto in questa dovizia di particolari un significato augurale. In altre parole, celebrando il buon esito della caccia si invocava il successo della stessa.

Da qui la dovizia di particolari di bisonti, mammuth e cervi. L’uomo primitivo rispecchia gli elementi più importanti – la grande taglia, sinonimo di molta carne, le zanne e gli artigli da cui guardarsi, la pelliccia che può fornire protezione dal freddo. L’immagine si trasmuta così in un augurio per il futuro, oltre che una celebrazione del presente.

Le Veneri preistoriche e l’importanza del ciclo della vita

L’arte preistorica comprende anche le cosiddette Veneri rupestri, o Veneri steatopigie. Il termine deriva dal greco e si può tradurre con “dalle grosse natiche”.

Le Veneri rivestono un’importanza significativa nella storiografia artistica del Paleolitico. Si tratta dei primi tentativi di rappresentazione del corpo umano. Anche le incisioni rupestre raffiguravano esseri umani, ma senza alcuna pretesa o tentativo di realismo.

Al contrario, le Veneri sono estremamente dettagliate per quanto riguarda il fisico e gli attributi sessuali. Questi ultimi sono (volutamente) estremizzati. Le Veneri hanno seni e fianchi larghi e penduli, gambe e avambracci sono voluminosi.

Le Veneri di pietra

Una Venere preistorica; queste statuette simboleggiavano la fertilità

Al contrario, i volti sono sbozzati in maniera cruda ed essenziale, senza lineamenti o tratti facciali ed espressivi. Anche braccia e gambe, quando vengono incluse nella scultura, sono sproporzionate e dall’aspetto stilizzato.

Le Veneri potrebbero essere esempi di arte figurativa, ma potrebbero rappresentare anche i primi accenni di arte sacra vera e propria. Le forme della donna, raffigurate nella pienezza della fecondità, raffiguravano la vita rigogliosa e il ciclo delle stagioni. In questo senso anche le Veneri, come le scene di caccia, potevano avere un’importante funzione rituale.

L’arte preistorica ha infatti una forte componente immaginifica e tribale. Il simbolo della vita, la donna gravida, con fianchi larghi per il parto e grandi seni per allattare, rappresenta la maternità e quindi il rinnovamento della vita stessa. Le statuette avrebbero potuto invocare auspici favorevoli per il futuro dell’intera tribù, o del singolo nucleo famigliare.

Ma non si può nemmeno escludere che le Veneri rappresentassero una sorta di “Dea Madre”. Come artefice della vita, la donna incinta incarnava il legame fra la vita ultraterrena e il mondo dei sensi. Le statuette avrebbero quindi potuto avere una fortissima valenza votiva.

Article Categories:
Storia dell'Arte

Comments are closed.